A Poggibonsi un’importante esposizione di opere pittoriche dedicata a Silvano Bozzolini, Maestro dell’astrattismo europeo

Silvano Bozzolini A Poggibonsi un’importante esposizione di opere pittoriche dedicata a Silvano Bozzolini, Maestro dell’astrattismo europeo

Dal 1 marzo al 13 aprile, il primo evento che inaugura gli spazi espositivi del nuovo Centro Culturale Accabì-Hospitalburresi
A Poggibonsi un’importante esposizione di opere pittoriche dedicata a Silvano Bozzolini, Maestro dell’astrattismo europeo
In mostra una selezione di 70 opere pittoriche realizzate dal 1946 e al 1992 nel percorso a cura di Beatrice Buscaroli e Luca Bozzolini. La mostra è promossa dal Comune di Poggibonsi, Fondazione Elsa, Vernice Progetti Culturali e Fondazione Monte dei Paschi di Siena nell’ambito delle iniziative culturali di Siena Capitale europea della Cultura

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Sessantasei dipinti – oli su tela e su tavola – realizzati dal 1946 e al 1992. Una selezione di opere pittoriche di grande impatto, riconducibili al periodo astratto dell’artista e provenienti dalla collezione del Comune di Poggibonsi, da Gallerie d’Arte italiane ed europee, dall’Archivio Pieraccini-Bozzolini e da prestigiose collezioni private di Poggibonsi, Firenze, Roma, Milano, Genova, Bergamo e Parigi.

Sono il tributo della città di Poggibonsi a Silvano Bozzolini, Maestro dell’astrattismo, cittadino di questa città con cui ha mantenuto per tutta la vita legami culturali e affettivi, attivo tra Italia e Francia fino dal dopo guerra, al quale viene dedicata questa ampia esposizione di oli su tela dal titolo “Silvano Bozzolini, pitture 1946 – 1992” in programma dal 1 marzo al 13 aprile 2014 presso il Centro Culturale Accabì-Hospitalburresi che con questo grande evento inaugura i suoi nuovi spazi espositivi.

L’esposizione a cura di Beatrice Buscaroli e Luca Bozzolini, promossa da Comune di Poggibonsi, Fondazione Elsa, Vernice Progetti Culturali e Fondazione Monte dei Paschi di Siena nell’ambito delle iniziative culturali di Siena Capitale Europea della Cultura, ripercorre la produzione artistica di Bozzolini, artista poliedrico e molto apprezzato che a dispetto dei numerosi riconoscimenti internazionali, si è sempre definito un “operaio della pittura”.

Dopo l’esperienza maturata a partire dal 1947 durante il periodo parigino nel quale, esponendo più volte alla Galleria Denise René, fu a contatto con gli artisti Poliakoff, Vasarely, Mortensen, Gilioli, Jacobsen, dove ebbe un profondo legasme di amicizia con Alberto Magnelli e Sonia Delaunay e dove fu tra i fondatori con André Bloc del “GROUPE ESPACE”, Bozzolini si è imposto all’attenzione di critica e pubblico, fino dagli anni cinquanta, per la propria capacità di innovare e per il suo linguaggio dal timbro inconfondibile nella serie di personali in  Europa  e a New York. Dalle prime importanti esposizioni alle Gallerie La Hune di Parigi e “l’A.P.I.A.W” di Liegi, da Goldschmidt sempre a Parigi, a quelle milanesi prima alla Galleria Pagani-Il Grattacielo e nel 1969 alla Galleria Cavour nelle quali viene accolto con la massima attenzione dovuta ad un Maestro internazionale del suo calibro.

Interprete profondo dell’esigenza di rinnovamento di un gusto novecentesco ormai in crisi, Bozzolini ha saputo spingere la propria ricerca oltre il linguaggio figurativo ma anche oltre l’ambito di un certo astrattismo di maniera, verso la comprensione di ciò che ha definito “un’altra realtà visiva che ha la sua radice nell’osservazione delle cose, dei fatti, della vita e dell’esistenza quotidiana dei nostri giorni: cioè non di ieri né di domani”. E’ riuscito a mettere l’accento su quel “nulla visivo” che per l’artista rappresenta l’insieme delle forme esteriori che definiscono l’uomo e le cose tutte, giungendo a cogliere anche le necessità più spirituali, con il ricorso a forme geometriche, conquiste spaziali, dinamismi visivi, incastri e contrasti cromatici, che si accompagnano ad una sorprendente capacità di invenzione e a quel rigore e quella severità nella composizione che caratterizzano gran parte della sua opera. La ricerca di Bozzolini, infine, ha sempre mantenuto il legame fondamentale con la sua terra d’origine, la sua identità toscana che è da sempre il tratto distintivo anche del suo essere stato un “Italien de Paris”.

La mostra oltre ad offrirci uno spaccato significato della produzione artistica di Silvano Bozzolini, del  periodo Fiorentino con la fondazione della rivista “Posizioni” e le esperienze  con il gruppo Arte d’Oggi” e di quelle parigine – ci restituisce tra le righe anche l’uomo, autodidatta della pittura a diciannove anni, appassionato di viaggi in bicicletta che lo hanno portato prima in Svizzera e in Austria e poi anche in Jugoslavia e Bulgaria, operaio in un magazzino di tessuti a Milano alla conquista della propria indipendenza,diplomato in pittura con Felice Carena all’Accademia di Belle Arti di Firenze, soldato nei Balcani e poi  clandestino che non ha aderito all’esercito della repubblica di Salò, marito dell’artista Marta Pieraccini e padre di Andrea a Luca, innamorato di Parigi e dell’isola d’Elba, luoghi del cuore insieme a Poggibonsi dove soggiorna per lunghi periodi, coltivando rapporti di amicizia forti con operai, intellettuali e artisti e dove muore nel  febbraio del 1998.

Il catalogo “Silvano Bozzolini” a cura di Beatrice Buscaroli e Laura Donati è edito da Carlo Cambi Editori.

La mostra inaugura sabato 1 marzo alle 17.00 e resterà aperta tutti i giorni dalle ore 17,00 alle 20,00 nei giorni di mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica. Ingresso gratuito

SILVANO BOZZOLINI

Silvano Bozzolini nasce a Fiesole il 3 novembre del 1911. Dopo essersi diplomato presso una scuola tecnica e a seguito del trasferimento della famiglia da Fiesole a Firenze decide a diciannove anni di dedicarsi all’attività di pittore, che coltiva inizialmente da autodidatta.
Nel 1933 compie il suo primo viaggio in bicicletta in Svizzera e in Austria prima di soggiornare per circa un anno a Milano dove oltre a dipingere cerca l’autonomia economica come operaio in un magazzino di tessuti. L’anno successivo parte, sempre in bicicletta, per la Jugoslavia e la Bulgaria dove, ospite della pittrice Vera Nedkova, nel gennaio del 1935 ha la sua prima esposizione personale presso la Casa degli Italiani di Sofia.
Tornato a Firenze si iscrive ai corsi della libera Scuola di Nudo di Felice Carena presso l’accademia di Belle Arti che frequenta periodicamente dal 1935 al 1939 e dove nel 1938 vince una borsa di studio del Ministero dell’Educazione Nazionale. Qui conosce anche la futura moglie, la pittrice Marta Pieraccini già allieva di Arturo Villigiardi.
A questo periodo risale un secondo viaggio di Bozzolini in Svizzera e Bulgaria. Dopo l’esordio a Sofia e la partecipazione ad una mostra rionale a Firenze nel 1938, egli espone alle mostre dei Littoriali dell’Arte (cui partecipa in quanto iscritto d’ufficio al GUF, come specificherà in alcune note autobiografiche), e alla III Quadriennale d’Arte Nazionale a Roma. Nel 1940 partecipa a mostre collettive di pittori fiorentini alla galleria Firenze e al Palazzo Pretorio di Prato.

Nel maggio 1940, richiamato alle armi, viene mandato in Albania e inviato allo scoppio della guerra sul fronte greco dove nel novembre dello stesso anno viene ferito in combattimento. Dopo un periodo di convalescenza trascorso a Tirana viene di nuovo aggregato, con il grado di sottotenente, al suo reparto – 84° Brigata di Fanteria Venezia – con il quale rimane in Montenegro fino al 1943: risalgono a questo periodo diversi disegni a matita, carboncino e pastello che ritraggono paesaggi e uomini incontrati durante l’esperienza balcanica, alcuni dei quali esposti a Firenze nel 1942 presso il Lyceum.
Gli anni della guerra si concludono per Bozzolini con la clandestinità a cui è costretto dopo l’8 settembre del 1943, non aderendo all’esercito della repubblica di Salò. Rifugiatosi nei dintorni di Poggibonsi mantiene i contatti con Giustizia e Libertà di Firenze.
All’aprile del 1947 risale il primo viaggio di Bozzolini, con la moglie Marta, a Parigi. Si tratta di un soggiorno di quindici giorni organizzato dalla Gioventù Comunista di Roma, allora diretta da Giovanni Berlinguer, ed aperto ad architetti, pittori e scultori di Roma, Firenze e Venezia. Vi parteciparono in tutto ottanta artisti italiani, che risiedettero a Parigi grazie ad uno scambio di alloggio-studio con altrettanti artisti francesi. A questo primo breve periodo parigino risale l’amicizia con il pittore George Dayez, che egli invita successivamente in Toscana e presso il quale risiederà a sua volta nei primi mesi del definitivo trasferimento nella capitale francese.
Presso l’atelier di Dayez dove ha l’occasione di conoscere E.Pignon, Burtin, Monly, Estève, Fougeron, Gischia. Dopo tre mesi, raggiunto dalla moglie e dal figlio Andrea, affitta una piccola mansarda al n° 30 di rue Mazzarine nel VI° Arrondissement, dove allestisce anche lo studio. Durante questo periodo Bozzolini si avvicina alla Galleria Denise René dove conosce gli artisti che vi esponevano, Gilioli, Poliakoff, Dewasne, Deyrolle, Marie Raymond, e in paricolare lo scultore Jacobsen con cui sviluppa una vera e duratura amicizia. E’ tramite Gilioli che Bozzolini conosce Alberto Magnelli che da subito esprime un grande interesse per le sue prime opere xilografiche in bianco e nero. Nello stesso anno 1949 Jean Arp lo invita, insieme al pittore Renato Righetti, ad interpretare il suo poema “Quatre Piraines” con cinque incisioni. La xilografia, sperimentata inizialmente in Svizzera con l’amico pittore Oscar Dalvit, accompagnerà nel corso degli anni l’evoluzione artistica di Bozzolini, rappresentandone una parte molto significativa. Se l’Elba è il luogo del lavoro e del contatto fisico con la natura, Poggibonsi rappresenta per l’artista il profondo legame culturale con la realtà sociale italiana e toscana in particolare. E’ qui che per lunghi periodi soggiorna la moglie ed è qui che risiedono i grandi amici scelti nel periodo del dopoguerra e coltivati per tutta la vita, operai, intellettuali e artisti.

Gli anni settanta ed ottanta sono anni di grande lavoro, sempre trascorsi tra Parigi e l’Isola d’Elba. Se all’Elba l’artista gode della luce dell’isola e dell’amore dei figli e nipoti, a Parigi lo accompagna la presenza della moglie e dei molti amici con i quali spesso continua ad esporre. Nella grande casa di Procchio le sue tele rispondono dunque ai colori e all’armonia dell’ambiente, mentre nello studio di rue Camille Tahan Bozzolini sembra portato ad una maggiore introspezione e ad una più severa composizione.

Tra le più importanti mostre degli ultimi decenni ricordiamo quelle del 1971 al Musée d’Art Moderne della Ville de Paris ed alla Galerie de Seine dove espone anche in anni successivi, del 1973 alla Galleria la Piramide di Firenze, del 1974 alla Galleria Vismara di Milano, alla Galleria Ciak di Roma e alla Galleria Il Vertice di Palermo, del 1975 alla Galerie Septentrion di Marc-en-Baroeul a Lille, del 1976 alla Galleria Sapone di Nizza e al Palazzo Pretorio di Poggibonsi, 1978 alla Maison de la Culture de Hauts di Belleville a Parigi, del 1979 al Centre Culturel de la Villedieu a Saint-Quentin-en-Yvelines, del 1980 alla Galleria Fonte d’Abisso di Modena, del 1981 alla Galerie Syn-Art di Parigi, del 1986 alla Galleria Jacques Barbier di Parigi, del 1988 alla Galleria Convergences di Nantes, alla Galerie Bellint di Parigi e alla Treffpunkt Kunst di Saarlouis ,del 1989 alla Galerie Convergence e alla Galerie Olivier Nouvelet di Parigi, del del 1990 alla Galerie F. Bolognini a Thionville, del 1991 alla Galerie Camaiti-Gouriou a Moulin de Fombeton, Sisteron e del 1994 a “Les Océanes” a Pornichet.
Nel 1996 partecipa all’esposizione Ecole de Paris 1945-1975 alla Maison dell’UNESCO a Parigi e nel 1997 all’esposizione Correnti Astratte in Toscana 1947-1955 alla Villa Renatico Martini-Comune di Monsummano Terme.

La produzione xilografica di Bozzolini viene esposta nel 1988 alla V° Biennale di xilografia di Carpi e nel 1994 viene presentata a Parigi alla Galerie Colbert della Bibliothèque Nationale una retrospettiva dal titolo “BOZZOLINI Graveur”. Nel 1996 Bozzolini si traferisce definitivamente a Poggibonsi dove muore l’11 febbraio 1998.

Le sue opere si trovano nei musei di:

Museo d’Arte Moderna di San Paolo
Museo d’Arte Moderna di Liegi
Museo d’Arte Moderna di Scoplije
Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Firenze
Museo d’Arte Moderna di Nantes
Museo d’Arte Gravados di Madrid
Pinacoteca di Poggibonsi
Biblioteca Nazionale di Parigi
Museo d’Arte Moderna della Ville de Paris
Museo d’Arte Moderna di Stato, Parigi
Museo di Saint-Omer
Museo di Dunkerque
Klasema Art Museum, Wouse Plantage, Olanda
Collezione VAF-Stiftung, Rovereto
Museo di Taiwan
Fondazione Prouvost,  Marcq en Barœul
Museo Magi ‘900, Pieve di Cento
Collezione Civica Il Renatico, Monsummano Terme
Yokohama Museum of Art, Yokohama
Sato Churyo Memorial Museum, Sendai

OPERE MONUMENTALI

1963-1965 Omaggio ai Cosmonauti, mosaico relizzato nel Parco Museo Pagani di Castellanza (Varese)
1964 Cosmo, mosaico di 3,50 mq realizzato nella Casa Irma di Procchio, Isola d’Elba
1964 Cosmo, mosaico realizzato nella villa Lepiar di Procchio, Isola d’Elba
1964-1965 La Gerusalemme Celeste, 24 vetrate di 2,20 m x 2,30 m nella chiesa di Saint Maximine a Boust (Moselle), Architetto Henri George  Pingusson
1967  Spazio Dinamicio, mosaico di 3,00 mq  nel parco della villa Frey a Lucerna
1967 Cosmos dinamico, 2 sculture in ferro saldato altezza 3,50 m, dimensioni 1,80 x 1,20, nell’area esterna della Ditta  Elsasider, proprietà S. Manetti.
1970  Pittura Plastica del pavimento  nel Complesso Scolastico “La Belle Feuille”, 115 m x 55 m, a Boulogne-Billancourt, Architetto Henri George  Pingusson
1970 Omaggio a Sisa Pagani, mosaico di 42 mq realizzato nel Parco Museo Pagani di Castellanza (Varese)
1971 Jeux Epoxi, pannelli in pittura plastica a pavimento, 176 mq, Esposizione all’A.R.C. Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris
1975-1976    Mouvement-Envoutement, scultura in lamiera Smaltata di 36 mq realizzata dalla Elsasider per l’anfiteatro esterno della scuola di Courcelles les Lens (Pas de Calais), architetto Warnesson.

Accabì-Hospitalburresi: il vecchio ospedale che diventa centro di vita e di cultura

Uno spazio a servizio della cultura, epicentro delle energie creative del territorio. Questo è Accabì-Hospitalburresi, una vera e propria cittadella di vita e di cultura inaugurata il 26 ottobre scorso.

Il centro culturale multifunzionale Accabì è nato dalla riconversione dell’antico ospedale di Poggibonsi, un immobile storico e legato alla memoria della comunità che ha iniziato oggi una nuova vita dopo un imponente intervento di recupero che ha riguardato sia gli spazi interni che esterni, complessivamente circa 3600 metri quadri. Cuori pulsanti della struttura sono la biblioteca comunale con oltre 40 mila volumi più i fondi antichi con oltre 2000 volumi, la scuola di musica con sale per lezioni, prove e studio di registrazione e gli spazi ‘aperti’ (tutto il terzo piano) destinati a incontri culturali, mostre, presentazioni, convegni.

L’edificio è stato l’ospedale cittadino dal 1892 al 2000. Nel 2002 è stato acquistato dall’Amministrazione Comunale che ha iniziato l’iter procedurale e progettuale per la sua riconversione. L’intervento ha avuto un costo complessivo di circa 7milioni di euro, ed è stato sostenuto da contributi della Regione Toscana (nell’ambito del programma europeo PIUSS), dalla Fondazione MPS e dalla Provincia di Siena.

Informazioni:
Ufficio Cultura Tel. 0577 986335 – Fondazione Elsa Tel. 0577 985697
U.R.P. Comune di Poggibonsi Tel. 0577 986203
www.comune.poggibonsi.si.it – www.politeama.info

Ufficio stampa
Natascia Maesi
Giornalismo e Comunicazione
+ 39 335 1979414
natascia.maesi@gmail.com

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